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"Sotto le Torri" – Il Gran Finale

20.04.2025 |
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"Giò venne dentro di lui pochi secondi dopo, con un grido basso, animalesco, mentre lo teneva stretto contro di sé..."
La stanza era in penombra. Le finestre aperte lasciavano entrare l’aria tiepida della sera bolognese, con il profumo di pioggia e tigli.Giò e Claude erano nudi sul letto, sudati. Ma non avevano ancora finito.
Giò gli baciava ogni angolo del corpo come se dovesse impararlo a memoria.
Claude si lasciava fare, ma poi lo girava con forza, si metteva sopra, lo stringeva con le cosce, lo prendeva in bocca con fame, profondamente, senza vergogna.
Leccate lente, precise, poi più veloci, con la lingua che gli giocava sul frenulo, mentre lo guardava negli occhi.
Giò ansimava, lo teneva per i capelli, poi lo tirava su di scatto, lo baciava con la sua stessa saliva.
Claude si voltò. A quattro zampe sul letto, glutei aperti, schiena inarcata.
«Voglio che mi riempi. Adesso. Come se non ci fosse più un domani.»
Giò lo prese. Senza parole. Il cazzo duro che affondava in lui con un colpo deciso, profondo.
Claude gemette forte, si spalmò con le mani contro la testiera, mentre Giò lo prendeva con ritmo crescente, schiaffi sulle chiappe, morsi sul collo, le mani strette sui fianchi.
«Tuo… sono tuo… scopami forte, fammi male, fammi sentire che non esisto più senza di te…»
E Giò glielo dava. Tutto.
Lo scopava con amore e rabbia, con dolcezza e brutalità. Gli leccava la schiena sudata, lo sussurrava parole sporche all’orecchio.
Claude si venne senza toccarsi, urlando, tremando tutto, le gambe che gli cedevano.
Giò venne dentro di lui pochi secondi dopo, con un grido basso, animalesco, mentre lo teneva stretto contro di sé.
Rimasero così, abbracciati, ansimanti.
Il corpo caldo dell’uno nell’altro.
Saturi.
Appagati.
Liberi.
La Lettera di Claude (a Luc)
"Luc,
ti scrivo perché ho bisogno di finire questo con parole vere.
Ti ho amato. In silenzio. Da lontano. Da vicino.
Quando venivi a letto con me e il giorno dopo con un altro. Quando dicevi di voler libertà, e io invece sognavo una casa, un divano, le tue chiavi nella mia tasca.
Ti ho aspettato. Con rabbia. Con desiderio. Con la speranza che un giorno mi avresti guardato solo come io ti guardavo.
Ma non è mai successo. Tu volevi il mondo. Io volevo solo te.
E il sesso, con te, era sempre stupendo, sì. Ma non bastava. Perché poi mi lasciavi da solo. E ogni volta che ti venivo dentro, tu svanivi.
Adesso ho trovato qualcuno che mi guarda come io ti guardavo.
Che mi scopa come se fossi l’unica cosa viva su questa terra.
Che mi ama. Senza paure, senza fuga.
Non ti odio.
Ma non ti aspetto più.
Addio,
Claude"
Quella sera stessa, Luc lessa la lettera.
Era nella casella mail. Nessun oggetto. Nessuna firma. Ma bastava.
Pianse.
Ma non si fece più male.
Per la prima volta, sentì davvero di essere stato amato… e di averlo lasciato scivolare via.
E Giò e Claude, quella notte, amarono ancora.
Più piano. Più sporco. Più vero.
Perché quando l’amore è vero, scopare è solo un altro modo di dirsi “non andare mai via.”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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